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Marcia L. Colish, Studies in Scholasticism

 

 

 

 

recensione di Francesco Siri

 

Il volume pubblicato dalla casa editrice Ashgate raccoglie diciotto studi scritti tra il 1975 e il 2005 da Marcia Colish, tra i più noti specialisti di Pietro Lombardo e del XII secolo. Nella prefazione, Colish traccia le quattro direttrici lungo le quali la sua attività di ricerca si è sviluppata.

La prima è rappresentata dagli studi che hanno preparato la pubblicazione dei due volumi intitolati Peter Lombard (Brill, Leiden 1994): tale imponente monografia indaga dettagliatamente i contenuti e la struttura delle Sententiae di Pietro Lombardo, con l’obiettivo di comprenderne il successo in qualità di manuale per le facoltà di teologia nel corso dei secoli successivi.

Per raggiungere un tale scopo, Colish aveva sondato il terreno della teologia che prepara l’elaborazione delle Sententiae di Pietro Lombardo. È così che si è rivolta alla scuola di Laon (I: Another look at the school of Laon) con l’intento di rovesciare due pregiudizi storiografici: da un lato quello, fondato sul giudizio negativo di Abelardo circa i suoi maestri, che vede nella scuola di Laon una roccaforte del conservatorismo in campo teologico tra XI e XII secolo; dall’altro, quello che attribuisce alla scuola guidata da Anselmo la sistematizzazione delle raccolte di sententiae che preparano, in quanto genere letterario, le più sistematiche e ben strutturate summae della fine del XII e del XIII secolo. Se le prove apportate da Colish contro il secondo pregiudizio (la sistematizzazione delle sententiae sarebbe frutto di compilatori e copisti posteriori agli autori delle stesse) non sembrano così originali (ella infatti si rifà agli studi di Bliemetzrieder, Weisweiler e Lottin), più interessanti sono le riflessioni e le testimonianze presentate dalla studiosa contro il primo pregiudizio. La quinta regola metodologica esposta nel Prologo del Sic et non di Pietro Abelardo (quella secondo cui un interprete deve considerare se le affermazioni della auctoritas da interpretare si riferiscano alla dottrina generale cristiana e a tutta la chiesa, considerata semper et ubique, oppure se esse riguardino una realtà locale e transitoria, dunque siano private del loro valore eterno e universale) viene impiegata proprio in alcune sententiae della scuola di Laon per risolvere la questione circa l’età e le circostanze opportune in cui ricevere il battesimo. Allo stesso tema della storicità di alcune auctoritates e al modo in cui valutarle all’interno del dibattito teologico, Colish aveva dedicato un altro interessante studio (II: Authority and interpretation in scholastic theology). Un ulteriore esempio dell’apertura teologica dei maestri di Laon viene ravvisato dalla studiosa nella discussione sulla psicologia dell’atto morale (III, pp. 18-21) e nella valutazione delle scelte morali che riposa, in ultima istanza, sull’intenzione espressa in esse. Entrambe le posizioni, sostiene la studiosa, comportano una rivalutazione delle fonti stoiche in ambito etico e una certa “assonanza” con le tesi dello stesso Abelardo.

Ancora due studi (VI: Peter Lombard and Abelard: the Opinio nominalium and divine transcendence; VII: Abelard and theology) vengono consacrati a Pietro Abelardo e in particolare al suo rapporto con Pietro Lombardo. Tuttavia entrambi sono un lampante esempio di quello che è un diffuso costume negli scritti di Colish: parteggiare in modo spesso troppo entusiastico e acritico per le soluzioni e per la figura di Pietro Lombardo a dispetto delle proposte teologiche di altri maestri, ritenute subalterne in quanto non raggiunsero la diffusione e la quantità di commenti che ebbero le Sententiae. Tale impostazione storiografica porta Colish a svalutare, ad esempio, alcuni sviluppi logico-semantici presenti nelle opere di Abelardo e negli scritti dei cosiddetti nominales del XII secolo, sviluppi formulati a partire dal problema del significato dell’onnipotenza divina o dal tentativo di individuare le strutture linguistiche in gioco nell’espressione della fede cristiana.

L’altra scuola che precede e con cui si confronta Pietro Lombardo è quella di Gilberto di Poitiers e dei primi Porretani (IV: Gilbert, the early Porretans, and Peter Lombard: semantics and theology; V: Early Porretan Theology). Anche in questi due saggi dobbiamo registrare alcune precomprensioni storiografiche che, se da un lato sono funzionali all’esaltazione del pensiero di Pietro Lombardo, dall’altro non rendono giustizia e non offrono nemmeno un quadro storicamente plausibile del pensiero di Gilberto di Poitiers e dei Porretani. La strategia argomentativa dell’autrice è la seguente: dopo aver presentato in modo estremamente sintetico i nodi centrali del pensiero di Gilberto, Colish evidenzia come gli stessi seguaci del maestro avessero dato vita a un’opera di chiarificazione, semplificazione e di critica nei confronti di Gilberto (nel primo studio vengono esaminate le Sententiae divinitatis e le due redazioni delle Sententie magistri Gisleberti; nel secondo studio il trattato Invisibilia Dei e alcuni scritti della scuola di Laon). I primi Porretani, secondo Colish, cercarono di rendere fruibile la riflessione teologica di Gilberto di Poitiers per le altre scuole del tempo, limitandone le asperità lessicali e l’audacia teorica. A detta di Colish, attraverso tale operazione la riflessione gilbertina sarebbe stata discussa da altri maestri, pur essendo destinata, almeno a livello metodologico e sistematico, a essere marginalizzata perché pedagogicamente poco efficace. Tale parabola storiografica è costruita tutta in vista dell’esaltazione della perfetta e compiuta impresa teologico-pedagogica rappresentata dalle Sententiae di Pietro Lombardo: Colish, infatti, restituisce alcuni nodi della riflessione teologica del Magister Sententiarum come fossero correzioni, approfondimenti e rettifiche (anche sul piano delle analisi logico-semantiche) del pensiero porretano. Il pensiero e l’eredità di Gilberto sono due temi molto ampi che qui non è possibile esaminare in modo approfondito: basti indicare, come studi complementari e in parte contrastanti il paradigma di Colish, sul primo tema l’importante volume di Bruno Maioli (Gilberto Porretano. Dalla grammatica speculativa alla metafisica del concreto, Bulzoni, Roma 1979); sul secondo, la recente monografia di Luigi Catalani (L. Catalani, I Porretani, Brepols, Turnhout 2009).

La seconda linea direttrice attorno a cui si riuniscono altri quattro studi di Colish (dal VIII al XI) rispecchia le ricerche suscitate dalle critiche alla monografia su Pietro Lombardo oppure quelle sviluppate dalla studiosa a partire da specifici problemi lasciati aperti in quella monografia.

È così che prendono corpo i due saggi sul ruolo di Pietro Lombardo come esegeta del testo biblico (VIII: Psalterium Scholasticorum: Peter Lombard and the emergence of scholastic Psalm exegesis; IX: Peter Lombard as an exegete of St. Paul). Il Magister Sententiarum, infatti, non ebbe successo solo per la sua opera di teologia ‘sistematica’, ma la sua Glossatura al Salterio e all’Epistolario paolino costituì uno dei principali strumenti in uso presso le scuole di teologia della seconda metà del XII secolo e divenne nota con il nome di Magna glossatura. Per quanto riguarda il commento al Salterio, sono stati mossi recentemente i primi passi verso l’edizione critica attraverso il propedeutico lavoro di censimento dei codici che conservano l’opera (v. P. Stoppacci, «Le Glossae continuae in Psalmos di Pietro Lombardo. Status quaestionis: studi pregressi e prospettive di ricerca», in Pietro Lombardo, CISAM, Spoleto 2007, pp. 289-331). Per quanto riguarda il commento all’Epistolario paolino, conosciuto anche come Collectanea in Epistulas Pauli, non sono ancora disponibili studi approfonditi.

In due brevi saggi, Colish affronta anche il rapporto di Pietro Lombardo con la filosofia (X: Peter Lombard and philosophy) e il significato dei termini disciplina e scientia all’interno delle Sententiae (XI: “Discipline” and “Science” in Peter Lombard). Nel primo saggio si cerca, attraverso lo studio di alcune questioni trattate “filosoficamente”, di dimostrare che le Sententiae non mantengono nei confronti della filosofia una posizione di opposizione, tanto da presentare in alcuni punti una preferenza per l’aristotelismo rispetto al platonismo. Nel secondo saggio, invece, vengono esaminati i diversi usi del termine scientia all’interno delle Sententiae. Si individuano quattro tipologie di scientia in base al suo soggetto: scientia Dei, angelorum, hominis e, infine, scientia Christi. Oggetto del saggio sono anche il rapporto tra fides e scientia, intese come due momenti distinti e correlati dell’epistemologia, e la scientia in quanto dono dello Spirito Santo (secondo il versetto di Is 11,2). Per quanto riguarda il termine disciplina, come la stessa autrice ammette, «Peter does not use the Latin term ‘disciplina’. But he has a clear understanding of ‘disciplines’ as distinct fields of academic study. He certainly regards his own specialty, systematic theology, as a professional discipline in that sense» (XI, p. 175). Nonostante la mancanza di evidenze a sostegno del primo senso di disciplina come campo specifico dello studio accademico, Colish individua anche un secondo senso del termine, quello di approccio critico alle auctoritates. Entrambi i sensi costituiscono, secondo la studiosa, la base per definire il progetto di Pietro Lombardo un progetto vincente di teologia sistematica.

È proprio sul successo del progetto teologico sistematico di Pietro Lombardo nel XII secolo che si concentra il terzo gruppo di studi presenti nella raccolta (studi I e XII-XV). Tre di essi (I: Systematic theology and theological renewal in the twelfth century; XII: From the sentence collection to the Sentence commentary and the summa: Parisian scholastic theology; XIII: The development of Lombardian theology, 1160-1215) hanno esplicitamente per oggetto il rovesciamento della posizione storiografica comune, che mostra un generale disinteresse e un giudizio negativo nei confronti del Magister Sententiarum. Nel primo saggio, l’autrice sostiene che carattere proprio del XII secolo è lo sforzo verso un articolato progetto di teologia sistematica realizzato non solo dai maestri delle scuole cattedrali, ma anche da maestri appartenenti agli ordini monastici (ad es., Ruperto di Deutz e Onorio di Autun). Tuttavia, l’impostazione storiografica di Colish lascia aperta una domanda: su quali criteri si basano i giudizi negativi che la studiosa formula sui tentativi di teologia sistematica che precedono la composizione delle Sententiae di Pietro Lombardo? Essi restano inespressi e introducono alcune difficoltà nell’analisi di Colish: l’autrice giunge così, muovendo dalla sua precomprensione di un compiuto schema di teologia sistematica, a criticare persino Pietro Lombardo e a suggerire, dopo averne individuato le contraddizioni, i possibili miglioramenti da apportare alle Sententiae (I, pp. 152-153, ma anche XII, p. 16). Negli altri due saggi (XII e XIII), invece, Colish mette a confronto gli scritti teologici della seconda metà del XII secolo con le Sententiae di Pietro Lombardo, evidenziando i punti di forza che determinarono il successo di Pietro presso le scuole dell’epoca e condussero il suo pensiero ad essere il theological mainstream di un’intera generazione, fino agli esordi del XIII secolo e alla nascita dell’università di Parigi. Due specifici problemi vengono esaminati in tal senso da Colish: da un lato, le dottrine relative alle nature angeliche (XIV: Early scholastic angelology); dall’altro, le discussioni sorte intorno all’affermazione che Cristo, in quanto uomo, non è aliquid (XV: Christological nihilianism in the second half of the twelfth century).

Il volume si chiude con l’ultimo gruppo di tre saggi: uno studio sull’influsso delle fonti arabe, in particolare avicenniane, sulle opere di Tommaso d’Aquino (XVI: Avicenna’s theory of efficient causation and its influence on St. Thomas Aquinas) e due interessanti contributi di storia della storiografia medievale (XVII: Haskins’s Renaissance seventy years later: beyond anti-Burckhardtianism; XVIII: Remapping scholasticism).

 

Colish, Marcia L., Studies in Scholasticism, Ashgate, Aldershot 2006, 318 pp., £ 70

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